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La storia di Amal

Amal vive in Italia da 6 anni, sebbene non sia stato un suo desiderio venire nel nostro Paese.

 

Lui ha 28 anni, è nato nel Burkina Faso (Africa occidentale), da padre musulmano e madre cristiana. Suo padre faceva l'ingegnere ed era impegnato anche in politica, in un partito di opposizione, il PDP (Power Democratic Party). Era una persona di una certa influenza, molto apprezzato nella sua zona perché altruista e solidale. Sua madre era un medico ostetrico; ha conosciuto suo padre in Nigeria, dove all'epoca entrambi vi si erano recati per lavoro.

La famiglia di suo padre era contraria alla loro unione a causa delle differenze religiose, ma ciò non impedì loro di sposarsi ugualmente ed essere felici insieme.

 

Quando Amal aveva tre anni, la famiglia di suo padre chiese un incontro con la sua famiglia apparentemente riconciliatore. Si rivelò invece una trappola e il padre di Amal fu ucciso barbaramente davanti a lui e alla sua mamma. Loro furono salvati da un amico presente al delitto che li accolse in seguito nella sua casa.

 

Tuttavia Amal e sua madre continuarono ad essere in costante pericolo poiché il padre era stato un oppositore di Al Qaeda (gruppo terroristico fondato da Bin Laden) quindi la persecuzione si estese ai membri della sua famiglia.

 

Infatti Amal divenne un bersaglio all'età 8 anni. Al Qaeda mise una bomba nella casa dove viveva, uccidendo quasi tutta la famiglia dell'amico di suo padre, compreso sua madre.

Amal e questo uomo, non presenti al momento dell'esplosione, scamparono al massacro. Quando i terroristi si accorsero che lui era ancora vivo, provarono ad ucciderlo colpendolo con una freccia e investendolo con un auto. Questo gli procurò gravissime ferite alla gamba destra. Ma, aiutato ancora dall'amico di suo padre, riuscì di nuovo a fuggire.

 

Per 5 anni Amal ha vissuto nascosto insieme all'amico di suo padre in una piccola casa in Niger, senza uscire quasi mai, finché questo uomo decise di tornare in Sudan, dove aveva ancora dei parenti. Ma questa volta non poteva portare Amal con sé, sarebbe stato troppo pericoloso per tutti i due. Inoltre Amal camminava con difficoltà e con l'uso di stampelle.

Cosi a 13 anni lui rimase da solo in Niger. Viveva miseramente dormendo dentro i tubi della rete d'acqua, trovando da mangiare per strada. Ma nel suo cuore era rimasta una forte fede in Dio, imparata dalla sua mamma: continuava a pregare incessantemente per un cambiamento di vita.

 

A 14 anni Amal sentì la notizia dell'arrivo in città di un missionario tedesco, Reinhard Bonnke, che da molti anni viveva e predicava per tutta l'Africa e decise così di andare a trovarlo in uno dei suoi incontri. Quando Amal finì di raccontargli la sua storia, il Signor Bonnke ha pregato per lui e disse che era stato guarito. Lui però non capiva, non avvertiva nessuna guarigione; andò via con le sue stampelle, senza immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco.

Mentre attraversava la strada, sentì il suono fortissimo di un clacson, come se una macchina stesse sul punto di investirlo. Istintivamente lasciò le stampelle e iniziò a correre. Arrivato dall'altra parte della strada, si accorse che la sua gamba destra era tornata sana, come se non fosse mai stata investita e vide anche che non c'era nessuna macchina sulla strada.

 

Con il cuore pieno di gioia e la fede rinnovata, Amal decise di andarsene dal Niger e provare ad arrivare in Libia. 

I posti di blocco e i gruppi terroristici erano molti e per un giovane senza documenti e senza soldi era quasi impossibile proseguire indenne. Stranamente, chi incontrò nel suo cammino lo lasciò sempre passare, a volte gli diede anche da mangiare.

Fu così che lui affrontò fatica e fame percorrendo il territorio della Nigeria, passando per diverse città e attraversando deserti, fino ad arrivare in Libia, dove è vissuto fino a 23 anni occupandosi di svariati lavori.

La sua ultima attività in quel paese è stata in una fabbrica cinese di materiali per l'edilizia.

Ma un giorno un gruppo terroristico islamico fece esplodere il locale, gettando in manette e bendati tutti i sopravvissuti dentro una barca, senza nemmeno dire loro dove sarebbero stati portati.

 

Appena uscita dal territorio libico, la barca venne soccorsa da un'altra dell'ONU e tutti i passeggeri vennero portati in Italia. Amal non sa neanche il luogo dove sia sbarcato, ma da li è stato trasferito a Trento. Era talmente spaventato e traumatizzato che per qualche mese non riusciva nemmeno a parlare.

 

Da qualche anno Amal lavora come falegname e il suo sogno è di avere una famiglia con tanti bambini.

 

Finalmente lui è un uomo libero.

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